SCHEDA DEL FILM

Cinema Italia Faenza

martedì 1° ottobre ore 17.30

YOJIMBO - LA SFIDA DEL SAMURAI

  • Regia: Akira Kurosawa
  • Attori: Toshirô Mifune, Tatsuya Nakadai, Yoko Tsukasa, Isuzu Yamada, Daisuke Katô
  • Distribuzione: Cineteca di Bologna
  • Nazione: Giappone 1961
  • Genere: Drammatico
  • Durata: 110 minuti
  • Orari

    mar 1: 17.30

    Versione restaurata da Cineteca di Bologna

    proiezione in lingua originale sottotitolata in italiano

    dopo la proiezione, piccolo apericena con piadina, affettato e un bicchiere di vino.

    Segue, alle 21.00 la proiezione de PER UN PUGNO DI DOLLARI

    ProiezionI introdotte dal critico e blogger cinematografico Nicolò Baraccani

Trama del film

Un samurai arriva in un villaggio dilaniato dalla discordia di due avverse fazioni. All'inizio si mantiene neutrale nei confronti di entrambe le parti, preferendo prendere posizione a favore dei popolani. Ma quando un inviato dei due contendenti sta per usare una pistola, arma sconosciuta in quel paese, il samurai lo affronta e lo batte con la semplice spada. La pace ritorna

Trailer

Commento

Yojimbo (che significa "guardia del corpo"), ennesimo capolavoro di Akira Kurosawa, è un atipico film di samurai che combina con maestria il genere nipponico per eccellenza con il western americano, così che il villaggio giapponese può sembrare una città della frontiera ed il samurai protagonista un cacciatore di taglie, e la colonna sonora è talmente affine che i sottotitoli italiani per non udenti la chiamano direttamente “musica western”. In un ciclo di ispirazioni e rimandi, questo film sarà a sua volta fonte di ispirazione per il western, dato che Sergio Leone trarrà da (per alcuni copierà) Yojimbo per il suo “Per un pugno di dollari”.             Nel 1860, al termine dell'era Tokugawa, i samurai, rimasti senza padrone, venivano detti ronin e vagavano per il Paese offrendo i loro servizi al miglior offerente. Uno di questi, viene portato dal caso in un villaggio lacerato da due gang criminali rivali in lotta tra loro, che terrorizzano ed opprimono gli abitanti. Kurosawa ci mostra le strade del villaggio deserte, destinate soltanto ad essere teatro di scontri all'ultimo sangue, mentre gli abitanti, rintanati nelle case, guardano spaventati ed impotenti attraverso le persiane abbassate.  Il protagonista, senza nome, ma che si fa chiamare Sanjuro, ha bisogno di soldi e quindi non pare farsi scrupolo ad offrire i suoi sevizi di guardia del corpo (“yojimbo” in giapponese) alla fazione disposta a pagarlo meglio. Le due gang, impressionate dalla sua maestria nell'arte della spada, pur non fidandosi di lui temono che la sua forza possa accrescere le fila degli avversari e sono pertanto disposte ad utilizzare qualunque mezzo (tutti spietati e immorali) per averlo dalla loro parte. Sanjuro, in un astuto e pericoloso gioco, le mette abilmente l'una contro l'altra per ottenere il massimo vantaggio per sé. Se l'atteggiamento opportunista del ronin può farlo sembrare un personaggio totalmente individualista e privo di morale, rappresentante di un'epoca storica in cui i samurai avevano smarrito il loro codice d'onore, certe sue azioni (il salvataggio di una famiglia oppressa da una delle gang) smentiranno questo assunto. Inoltre la sua complessa strategia, apparentemente opportunistica, raggiungerà il fine morale di scardinare un sistema mafioso di crudeltà e violenza di cui il villaggio è prigioniero.  Sanjuro, nonostante la su abilità, è comunque un personaggio non eroico e l'intero film, lungi dal mitizzare la violenza, nel mostra l'insensatezza (vedi il consiglio dato dal protagonista all'ingenuo giovane che all'inizio aveva sostenuto la preferibilità di una vita breve ed avventurosa ad una lunga e pacifica). L'immoralità dei componenti della gang criminali è mostrata da Kurosawa in maniera feroce ed impietosa, rappresentata particolarmente dal personaggio mefistofelico della moglie di un mafioso e dal fratello di questi, che giunge ad un certo punto portando nel villaggio e nell'intero genere di film di samurai la novità dirompente rappresentata dalle armi da fuoco, una sfida non di poco conto per il nostro ronin dotato "solo" di arma bianca.

Come sempre in Kurosawa, la composizione delle scene è di livello eccelso, con al centro il senso del movimento così tipico di questo maestro del cinema, ben esemplificato dal vento che spazza il villaggio nelle scene iniziali e finali e le scene di battaglia sapientemente coreografate. Tra le scene più memorabili, quella macabra e premonitrice del cane con l'arto mozzato in bocca e quella poetica con la foglia sbattuta dal vento ed infilzata dal pugnale, oltre ovviamente alla grandiosa battaglia finale “da western”. La trama, seguendo il machiavellico gioco di Sanjuro, è ancora più complessa che in altri film del regista, e Kurosawa non manca di infondere nel film anche una vena di umorismo nero e grottesco, attraverso i personaggi del bottaio e dell'oste e i commenti sardonici dello stesso antieroico protagonista ("Così finalmente anche qui ci sarà la pace" commenta il bagno di sangue prima di lasciarsi alle spalle il villaggio devastato). (Port Cross - FilmTV)

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